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1 maggio 2011

Navigare in Astrale a Burcei






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Navigare in Astrale a Burcei

Ogni notte,
mentre sognamo,
il nostro corpo astrale
viaggia fuori da tempo e spazio,
non c’è bisogno di esercizi particolari.

Possiamo visitare passato, presente e futuro.
Qualche notte fa,
con un semplice esercizio :

contare all’indietro
da mille a uno
e ripercorrere la giornata appena passata,
quasi come un gambero,
ho provato nuove sensazioni.

Il corpo astrale,
quello delle emozioni,
a volte,
continua ad andare indietro,
come una barca guidata
dall’abbrivio,
ripercorrendo tutta la vita,
e a volte,
rivedendo
esistenze precedenti,
altre incarnazioni.

Prima
un pò di trainig autogeno,
rilassamento,
e poi l’esercizio.

Questo sino alla proiezione
del corpo astrale.

Un foglio ed una penna per annotare,
al risveglio
ogni sensazione.

Ecco, mi vedo,
vedo i miei piedi,
calzati in scarpe rozze e piene di fango,
cammino in un sentiero,
un sentiero che va
verso la miniera.

Sotto i miei piedi scorre il rio Ollastru, in piena,
stranamente in piena.
Ho tanta paura,
credo di essere seguito, forse
perché con me porto un grande segreto.
Arrivo alla miniera,
entro al suo interno,
con me una strana pietra,
con me pochi fogli di pergamena,
e l’occorrente per alimentare un piccolo focolare.

Accendo il fuoco,
recito poche frasi in latino
( si mi accorgo di conoscere bene il latino),
e sul fuoco faccio diventare incandescente la pietra.

Ma entrano due cavalieri,
metto mano alla spada,
indietreggio, ora ricordo
bene è l’anno del Signore 1214.

Un ferro mi arpiona una gamba,
inizio a sanguinare,
tento una disperata difesa,
ma loro sono due e più forti di
me….

Una fitta al cuore,
un dolore dolce-amaro,
ho solo il tempo di
buttare la pergamena sul fuoco…

e poi…
tutto sparisce….

Il mio
bianco mantello
diventa il mio sudario.

Il mio
corpo astrale
precipita,
rientra nel mio corpo fisico,
apro gli occhi,
qualche lacrima salata
rende i miei occhi quasi ciechi,
ecco la mia stanza,
rassicurante.

Nella mente mille frasi in latino
che
oramai non capisco più.



By Roberto Pinna




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