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4 maggio 2011

Nella nebbia a Burcei

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Pescando dalla dimensione parallela ma reale,
nella Burcei che vive,
sempre con la sua formula : B = f C al
quadrato, colma di fantasia e cuore,
racconto un’altra avventura.

Sei del mattino,
arrivo all’ingresso del paese,
nessuno in giro, nebbia
così fitta che non si vede la strada.

Come spesso mi capita, preso da
mille pensieri, sono in riserva,
e dopo l’inizio del rettilineo l’auto si ferma.

Scendo con un bidone, cercando di dirigermi verso il
distributore, vado a tentoni.
Non vedo nulla, mi guardo i piedi e ,
meravigliato, non trovo l’asfalto,
solo terra battuta, non ci sono più
i marciapiedi,
e dove dovrebbe esserci il distributore solo alberi.

Mi pare di sognare, la nebbia mi bagna gli abiti,
e sta subentrando, piano
piano, una forte angoscia.
Non posso aver sbagliato, addentrandomi
nella campagna, ho seguito la strada principale.
Ecco, sento il forte
rombare di alcuni aeromobili,
subito realizzo che sono bombardieri
Americani.

So, mi rendo conto, non so perché e non so come, che stanno
andando a lanciare bombe su Cagliari.
I miei occhi non sono più i miei
occhi, il mio tempo non è più il mio tempo…

Sono finito in una bolla
congelata, un frammento di storia registrata in questo universo
parallelo.
Sono Luigi, giovane sfollato qui dalla città,
ho perso mio fratello caduto con molti altri mentre tentava di entrare nel rifugio
di S. Restituta, nel quartiere di Stampace.

Sono atterrito da panico
inimmaginabile, ed ora, qui, perso nella nebbia,
mi sento veramente solo.
Il calore dei burceresi,
il dolce succo delle ciliegie,
l’odore forte e persistente delle ginestre in fiore,
l’onesto sapore del pane,
non riescono a scaldare il mio cuore.

Vorrei uscire da questa bolla,
andare avanti nel tempo,
andare verso il tempo più felice, alla
liberazione dell’Italia e dell’Isola dalla pazzia della guerra e della
dittatura.
Ecco, risuonano nella mia mente nenie e
canzoni mai scordate :
“ ma itta bella cosa su ballu americanu, singhizat de notti e s’
accabat a menjanu…”

E inizio a sorridere… e poi ancora : “ Cessu t’arr
arrori chi est partiu jo, e ni prusu su juinga e ni prusu su bobò..” Ed
ora quasi rido.

E ancora: “ annicca bessit a s’ortu a segai s’
arenada, su burricu est mortu e sa mola s’est segada “.
Ora rido di
gusto.


by Roberto Pinna



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